Una grande tristezza

Ho assistito ai funerali “laici” di Valeria Solesin, la ragazza uccisa dai terroristi di Parigi. Tanta gente, tante autorità, tanti presbiteri di diverse religioni. Ma non un simbolo, non un cenno che rinviasse ad una aspettativa di vita futura, ad una prospettiva di eternità. Mi ha destato tanta tristezza.

È ben triste, infatti, morire credendo che la morte metta la parola fine a tutta un’esistenza, che la cerimonia funebre sia solo un addio e non una cerimonia di passaggio, un arrivederci a quando saremo tutti insieme: i funerali diventano allora la celebrazione della fine della speranza.

Non è così che dovrebbe essere la cerimonia; non è così che voglio salutare i miei cari, né che voglio esser salutato. Staremo partecipando ad una festa di arrivederci, non di un addio.

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