Incapacità operative, complicità nel malaffare e scelte “politiche”

Che ogni tipo di sinistra sia un disastro per il contesto nel quale fa la tana è cosa risaputa, che io, in varie forme e in vari tempi, ho detto e scritto molte volte. Quasi sempre (per lo meno ogni volta che ne ho avuto il tempo, lo spazio o la voglia) ho anche cercato di argomentare a sostegno di questa posizione, spiegandone le ragioni; altre volte l’ho ripetuta come affermazione apodittica, per la quale ogni spiegazione era superflua: secondo me quest’ultimo è l’atteggiamento giusto, perché non è possibile ogni volta ricominciare da capo a spiegare agli interlocutori chi siamo e come la pensiamo, e così farò oggi.

Sta di fatto che quasi tutti i mali che affliggono l’umanità (e in maggior percentuale quelli che affliggono l’Italia) sono stati causati, o per lo meno favoriti, dalla sinistra, dalle sue idee o dalle sue posizioni; e non solo dalla sinistra feroce e sanguinaria dei sovietici, di Pol Pot, della rivoluzione culturale cinese e dei repubblicani spagnoli, ma anche da quella soufflée che ha preteso di presentarsi in modo educato e democratico in occidente dopo la caduta del Muro di Berlino, presentandosi secondo un atteggiamento fasullo e contrastante con la sua vera natura.

Tanto maggiori sono i danni causati dagli individui che fanno parte di questo schieramento, in quanto è grande la capacità di produrre gravi conseguenze negative operando secondo il loro solito, cioè praticando quel malaffare etico e politico che ne costituisce il segno distintivo: essi infatti sono abilissimi a sfruttare la loro grande capacità di collegamento (ma non sarà meglio dire: la loro complicità?) con quei membri di influenti funzioni pubbliche, come magistratura, stampa, finanza, ai quali garantiscono copertura e protezione, oltreché alla capacità di interlocuzione e supporto reciproco a livello internazionale, e alla spregiudicatezza dei metodi di lotta politica adottati.

Questo discorso vale a prescindere da qualunque distinzione di tempo o di luogo.

Per limitarci all’Italia dei tempi recenti, basterà ricordare gli inganni di Scalfaro per staccare Bossi da Berlusconi e quelli di Napolitano con Fini, purtroppo coronati ambedue da successo. Oltre che, naturalmente, i vent’anni di campagna giudiziaria e mediatica condotta in perfetta malafede da magistrati e giornalisti asserviti (o asservitisi) agli interessi della sinistra contro un personaggio che, come Berlusconi, non ha fatto nulla per evitare di esserne l’obiettivo.

Ora un fenomeno simile sta avvenendo negli USA, nella campagna elettorale per la Presidenza. Trump, come Berlusconi, non è né un uomo politico né uno stinco di santo; non possiamo aspettarci da lui, come non ci aspettavamo dal Cavaliere, una capacità di gestire la cosa pubblica che possa restare come esempio per le generazioni future; come più o meno tutti avrà qualche scheletro nell’armadio: ma è altrettanto certo che, se sarà eletto, porrà fine alla continuità di comportamenti dell’amministrazione corrotta, inefficiente, incapace, caratterizzata da continue cantonate, della gestione del peggior Presidente che gli americani abbiano mai avuto: finora, perché se fosse eletta la Clinton avremmo l’apertura di pubblici incanti per comprarsi i favori presidenziali e chissà cos’altro. E chi non ci crede può trarre auspici dalla vendita di incontri col marito Presidente organizzati a prezzi astronomici da madame Hillary tramite la fondazione di famiglia, e – nel loro piccolo – anche dai misteriosi, immotivati versamenti alla Fondazione Clinton del Ministero dell’Ambiente italiano, sui quali tornerò a breve in altra sede.

Del meccanismo di appoggio incrociato del quale ho appena parlato, del resto, fanno fede pubblica gli interventi dell’ambasciatore americano e di personaggi dell’establishment europeo e internazionale a Renzi per il si al referendum, puntualmente ricambiate da marchette a favore della candidatura della Clinton da parte del giglio magico e vicinanze. Convinzione? Credo piuttosto mercimonio, e, se me lo consentite, associazione a delinquere.

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