Filosofi da strapazzo, prepotenti accertati

Tra i filosofi chi conoscete meglio, lo sconosciuto per antonomasia Carneade di Cirene o l’illustre professore della nobile università di Bergen, Trygve Larvik? Il filosofo greco viene citato nell’opera di almeno due scrittori eccellenti (Alessandro Manzoni e – indovinate un po’ – Marco Tullio Cicerone), anche se era sconosciuto a Don Abbondio; l’esistenza del norvegese ad oggi non è conosciuta da nessuno. O meglio, non era conosciuta da nessuno, finché non è stato citato dal Washington post, come autore di una recente opera (Climate change denial, freedom of speech and global justice), nella quale l’illustre filosofo ha il coraggio di portare a compimento quanto auspicato da molti “pensatori” ambientalisti, che però non hanno avuto finora il coraggio di proporlo pubblicamente: introdurre nell’ordinamento una norma apposita, uno strumento legislativo che vieti di negare l’esistenza del riscaldamento globale, o la sua origine antropica. Bontà sua, lo stesso Larvik ammette di non sapere come scrivere questa norma (dato il suo contenuto di libertà, consiglio di ispirarsi, dopo aver richiamato in vita e attività Giacomo Acerbo, che, come ci dimostrano i suoi brillanti precedenti di legislatore autore della liberale e garantista legge elettorale del 1924, appare come il più adatto a stilare la norma richiesta. Renzi e la Boschi per ora non sono eleggibili a questo incarico, per le carenze nel curriculum, che peraltro stanno rapidamente colmando).

Nonostante il piatto conformismo che avvolge la materia e i grandissimi interessi materiali in gioco, finora nessuno aveva osato spingersi fino a questo punto; ma vedrete, non andrà alla lunga che la proposta di Larvik venga ripresa da voci più autorevoli e discussa in sedi più importanti. Del resto, e sia pure in forma meno netta, già nel maggio 2015, sul Washington Post, tale senatore Sheldon Whitehouse del Rhode Island, aveva espresso il suo consenso e la sua soddisfazione perché le attività dei “negazionisti” erano state accusate di fronte al Comitato parlamentare di indagine sulle organizzazioni corrotte o influenzate dalla malavita. Sull’onda della pubblicazione di Larvik, 20 climatologi illuminati avevano scritto ad Obama chidendogli d assumere un’iniziativa in materia (Saranno gente dell’IPPC che, nel timore di dover andare a lavorare, difende le quattro paghe necessarie per il suo lesso?).

La questione è agghiacciante, come ogni volta che qualche sciagurato reclama la compressione della libertà di opinione, di espressione o di stampa, Questa libertà è stata conquistata in epoca relativamente recente, almeno nella sua forma più piena; l’hanno negata solo (finora) comunisti, nazisti e simili lordure di regimi autoritari; è uno dei parametri utili a valutare il tasso di libertà di un’istituzione statuale; i suoi nemici si mascherano vergognosamente dietro la scusa di dover difendere l’interesse pubblico. Seguendo questa logica, Larvik tira in ballo addirittura John Stuart Mill e “Tim” Scanlon, leggendone malamente alcune affermazioni (che evidentemente non ha capito), per sostenere la necessità di perseguire i “negazionisti”, a seguito del largo consenso che sosterrebbe le teorie del riscaldamento globale e della sua origine antropica.

Non voglio impelagarmi in un discorso filosofico impegnativo; voglio solo ricordare che Mill (come Scanlon) non ha mai sostenuto la liceità di sottomettere le volontà personali ai comandi dello Stato; e che, come è stato detto autorevolmente, “giustizia e verità non sono frutto del volere della maggioranza, ma categorie della ragione”; che non sopportano, aggiungo io, di essere modificate o nascoste da una norma che non avrebbe neanche i requisiti per essere definita “legge”.

Da questo discorso, però, credo sia necessario trarre alcune conclusioni. Primo: chi cerca di impedire che alcune opinioni vengano espresse è insicuro di ciò che pensa e si sente troppo debole per affrontare un confronto pubblico con chi non la pensa come lui. Secondo: qualunque sia l’ideologia che tali individui professano, si tratta di persone che sono disponibili a praticare la violenza – in qualunque modo classificata e in qualunque forma esercitata – contro chi non si piega alle loro idee. Terzo: come la storia ci insegna, tali individui sono destinati a perdere.

È questo che mi consola.

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